Revocato lo sciopero dei benzinai
Ma "la mobilitazione rimane in piedi" ha avvertito il presidente di Fegica, Roberto Di Vincenzo, annunciando che si attende "l'esito del tavolo dell'8 febbraio" sulla riforma del settore a cui i gestori hanno chiesto di includere anche i punti contestati del decreto Trasparenza e oggetto della vertenza ovvero l'esposizione del cartellone con il prezzo medio regionale dei carburanti e le sanzioni in caso di inadempienza. La Faib Confesercenti (7mila iscritti), già dopo la riunione di ieri con Urso - aveva ridotto da 48 a 24 ore la protesta che ha visto la chiusura sulla rete stradale dalle 19 e su quella autostradale alle 22. Un passo indietro ritenendo "positive le aperture presentate e già formalizzate con un emendamento al decreto legge". Un emendamento che secondo Fegica e Figisc "il governo ha preparato solo in parte, ed è stato uno dei motivi per i quali non c'è stata la possibilità di esprimere un giudizio compiuto". Il decreto, "non ci ha visto protagonisti nella stesura", ha spiegato Bearzi ricordando che il provvedimento "è ormai in X commissione" Attività produttive della Camera "e mi auguro che ci siano modifiche di buon senso portate dal governo e dalle opposizioni. Questo porta in là di due mesi l'entrata in vigore del testo che dovrà andare al Senato. C'è tempo per migliorarlo". Il confronto "si sposta in Parlamento dove i benzinai hanno già avviato una serie di incontri con tutti i gruppi parlamentari". Fegica e Figisc osservano che "le proposte emendative del Governo al suo stesso decreto non rimuovono l'intenzione manifesta di individuare i benzinai come i destinatari di adempimenti confusi, controproducenti oltreché chiaramente accusatori". Chiaro, aggiungono, "che ogni tentativo di consigliare al Governo ragionevolezza e concretezza non può o non vuole essere raccolto". Lo sciopero è stato considerato un flop dall'Angac (associazione dei gestori autonomi) secondo cui "la categoria è disarmata e delusa" e si propone come alternativa alle tre sigle. Un flop anche secondo Assoutenti che chiede al Governo interventi sulla trasparenza da parte delle compagnie petrolifere. Il Codacons stima che la corsa al pieno avrebbe fatto incassare all'Erario poco meno di un miliardo.
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