Il calcio piange la scomparsa di Carlo Mazzone


Il mondo del calcio è in lutto. È morto Carlo Mazzone, tra gli allenatori più iconici del pallone italiano. E’ stato il simbolo della sincerità e della spontanetà con tutti, soprattutto con i suoi colleghi e calciatori che ha allenato nella sua lunga carriera. Aveva 86 anni e se ne va portando con sé il record di panchine in Serie A: 792. Ha vissuto mille esistenze, ha attraversato le esperienze schivando i pericoli e fiutando i tranelli, si è fatto condurre dall’unica stella polare che mai lo abbia tradito: la saggezza popolare. Già, perché per dire chi è stato Carletto Mazzone si deve partire dalle radici, dalla Roma del popolo, la sua Roma, in cui si mescolava un po’ di Alberto Sordi e un po’ di Carlo Verdone. Lui era così, quando allenava e quando stava in panchina. Ve la ricordate la famosa scena del 30 settembre 2001, quando corse sotto la curva dell’Atalanta dopo che il suo Brescia aveva segnato il gol del 3-3? Pareva di vedere un film. Solo che Mazzone non era un attore, ma recitava la parte di se stesso: così era stato, così era e così sarebbe rimasto. Verace, ecco l’aggettivo che forse più lo definisce. “Se famo tre a tre vengo sotto ‘a curva” gridò, dopo essere stato insultato per tutta la partita, mentre Roberto Baggio disegnava il gol del pareggio. E poi, rivolto all’arbitro Collina, nonostante fosse ancora travolto da un destino che non si aspettava, con lucidità e onestà, disse: “Buttame fori, me lo merito!”. 

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